DISCORSI SEMISERI DI TRE ANIME ERRANTI
DISCORSI SEMISERI DI TRE ANIME ERRANTI
Tema del mese: "Un giorno lo faremo davvero"
Un giorno lo farò davvero
(“Domani, giuro, scrivo” è il podcast del Penelope Story Lab, e trovo che sia un titolo geniale - momento pubblicità: cercatelo, ascoltatelo, cercate la pagina della scuola, fanno un sacco di roba interessante). 
Potrei parlare di diete e allenamenti e comportamenti corretti e sani e perfino di viaggi intorno al mondo – ma no, questi forse non li farò mai – e invece parlerò di piccole, piccole cose. Quel che rimando di più, a parte la colazione con i miei amici di Ingiustizie Quotidiane, la colazione ormai è diventata un brunch, un pranzo, un aperitivo, una cena, una settimana all inclusive; quel che rimando di più, son le letture. Mi scrivo su whatsapp, mi invio link a interviste e blog e suggerimenti letterari e indicazioni di concorsi; suggerimenti più o meno colti, della natura più varia. Perché ho la fortuna di ricevere un sacco di stimoli, certe volte anche mille in un giorno (questo il numero dei messaggi della chat degli scrittori); e quelli che mi interessano me li mando nella chat che ho con me stessa. Quasi tutti, in realtà: anche quelli che sono troppo difficili per me, perché ne sento parlare con entusiasmo e l’entusiasmo è contagioso. 
Domani scrivo, domani leggo, domani sbrino il freezer, spolvero l’enciclopedia di Montanelli e se mi avanza tempo prendo il cesto dei calzini spaiati e li sistemo tutti.
Io credo moltissimo nelle piccole cose, nei movimenti lenti, credo che i calzini si possano portare anche spaiati e che quando rimandiamo una cosa, una cosa piccola che potremmo benissimo fare e invece non la facciamo, vuol dire semplicemente che non ne abbiamo voglia: e non c’è niente di male se non ne abbiamo voglia. E neanche se ci raccontiamo qualche balla non c’è niente di male, se ci inventiamo scuse o ragioni ridicole, penso che abbiamo il diritto di essere stanchi, pigri, paurosi, scoraggiati. L’importante, a un certo punto, è saperlo: vuoi avere paura tutta la vita, ok, è un tuo diritto, puoi mentire anche per un po’, poi basta, poi ti accetti così come sei, ti serve a non impazzire, a non stare tutto il tempo trattenendo il fiato, ti serve a riconoscerti. E magari, se riesci, se vuoi, se sei abbastanza fortunato, abbastanza forte o abbastanza furbo, non lo so, ti serve a cambiare.
RIFLESSIONI IN VISTA DEL VOTO
Possiamo ancora parlare di democrazia? 
Da un punto di vista giuridico, trattasi di una domanda legittima. Legislature a termine (come avvenuto ancora una volta, si sciolgono le camere non appena raggiunto per i neoeletti il diritto alla pensione con una tempistica da orologio di precisione), Presidenti del Consiglio dei Ministri imposti a metà legislatura, governi “tecnici” e conseguente c.d. politica dell’austerity. Solo a riflettere su questo sorgerebbe spontaneo qualche dubbio. 
Ma ciò che, ancor più, alimenta le mie perplessità è la seguente riflessione: ad ogni elezione si abbassa la percentuale di votanti, dunque, se arrivassimo intorno al 50% (come già successo in alcune elezioni comunali/regionali) possiamo davvero ancora parlare di democrazia? È appena il caso di ricordare che essa si fonda sui principi della rappresentanza, della maggioranza e della divisione dei poteri (il confine tra i quali c'è sempre qualcuno che cerca di rendere sempre più sottile). 
Non mi soffermo nemmeno a commentare l’ultima legge elettorale (sulla quale stendiamo un velo pietoso), ma vado oltre, e sorge spontaneo questo interrogativo: e se qualcuno l’avesse voluto, se lo avessero fatto apposta a nausearci della politica, a distruggere ideologie e partiti tradizionali con il dilagare della corruzione (con tangenti e mazzette), con il lobbismo e le raccomandazioni, con la negazione della meritocrazia, con le leggi palesemente ad personam, con i condoni e i privilegi creati ad hoc? Il tutto, insomma, proprio per farci passare la voglia di andare a votare.
Io li comprendo benissimo quelli che non vanno più a votare e sale sempre più forte dentro di me la medesima tentazione.
Allo stesso tempo, mi chiedo se sia ancora possibile sperare in un barlume di democrazia tramite quello strumento che ancora ci hanno lasciato “in mano”, in quella matita con cui - mi voglio illudere - possiamo ancora provare a cambiare i piani di qualcuno che ha già deciso come deve andare a finire.
Giulia Drioli
MA CHI TE LO FA FARE DI PARTIRE PER IL CAMPOSCUOLA?
- Ilaria Zanella
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"Ma chi te lo fa fare di partire per il camposcuola?" Questa è una di quelle domande che spesso mi sento fare, da fuori in effetti potrebbe sembrare un'esperienza traumatica. Mesi e mesi di preparazione nei minimi dettagli con annesse arrabbiature e difficoltà per partire per una settimana con 40 ragazzi e tornare a casa stanchi, stanchissimi, senza voce, con le gambe a pezzi e dormire per un giorno intero! Forse la domanda "ma chi te lo fa fare?" è anche lecita. Ma sapete che vi dico? Io nonostante tutto lo rifarei da capo!
Perché vedere i sorrisi sui volti dei ragazzi non ha prezzo;
perché vederli correre e divertirsi ci rende entusiasti;
perché svegliarli alla mattina e dargli la buonanotte alla sera ti fa sentire una grande famiglia;
perché è fantastico pranzare e cenare assieme;
perché camminare per chilometri in compagnia ti fa passare la stanchezza;
perché fare le pulizie assieme ad un amico è quasi divertente;
perché è magico pregare attorno ad un falò e sotto alle stelle;
perché un abbraccio ti scalda il cuore;
perché cantare a squarciagola ti fa venire i brividi;
perché vedere i più grandi prendersi cura dei più piccoli non ha prezzo;
Leggi tutto: MA CHI TE LO FA FARE DI PARTIRE PER IL CAMPOSCUOLA?
RACCONTI INGIUSTI - fuori concorso
APNEA
Ecco il secondo racconto fuori concorso
accompagnato dall'opera "L'angelo azzurro" dell'artista Mich Siamo Cosmo - action painting con spatole di acrilici
Io metto la mascherina sempre, la FFP2, perché non si sa mai. Negli ultimi mesi (circa 22), evito i luoghi affollati, chiusi, dove si mangia, si beve, si fa festa, si balla, ci si trova tra amici, si incontrano persone nuove, si rivedono persone vecchie. Evito come la peste bar, ristoranti, cinema e teatro. Frequento solo supermercati e chiese.
Ho trovato un nuovo equilibrio. Ora non ho più problemi di relazione. Frequento solo i colleghi di lavoro (con cui non parlo), farmacie e supermercati. Ho le tre dosi di vaccino, ma continuo a fare un tampone ogni due settimane, per senso civico. Il mio medico mi ha prescritto un antidepressivo, ma io gli ho detto che non sono depresso, è normale, anzi saggio, evitare la gente in questo periodo; è normale, anzi realistico, avere pensieri di morte più volte al giorno. Basta guardare qualsiasi telegiornale, è evidente che solo gli irresponsabili pensano a godersi la vita, non vogliono capire che, per il bene di tutti, bisogna stare a casa il più possibile.
Ieri, però, ho fatto una passeggiata nel bosco. Il sole m’infilzava coi suoi raggi, l’aria era quasi tiepida, come se la primavera fosse dietro l’angolo, assopita ma pronta al risveglio. Ho sperimentato alcuni secondi di felicità, mentre sentivo il tepore sul viso. Poi ho pensato a tutti i morti per Covid, mi sono sentito in colpa. Ho pensato che dovrei morire un poco anch’io, per essere più vicino a loro. In fondo, dovremmo sentirci tutti degli schifosi privilegiati per essere vivi, e pretendere la libertà, quando c’è chi non può nemmeno più respirare. Credo che tratterrò il fiato per dieci minuti, per solidarietà e senso civico. Credo che dovremmo farlo tutti.
Emanuele
RACCONTI INGIUSTI - FUORI CONCORSO
Ecco il primo racconto fuori concorso.
Proprio da questo racconto nasce l'idea del concorso letterario per racconti di ingiustiziequotidiane.
Si tratta del primo racconto che abbia mai scritto e ringrazio di cuore la mia maestra di scrittura Elena per gli indispensabili aiuti e consigli.
Lo accompagna l'opera: "Pensieri e parole" di Mitch Siamo Cosmo - grattage con stucco e acrilici
PERMESSO DI SOGGIORNO PER VIVERE SULLA TERRA
 
 Susanna è un architetto, ha trentotto anni, un marito, due figli, e - a detta di quelli che la conoscono - è una persona onesta, una di cui fidarsi (a parte per la sua "sindrome da ritardo cronico"). È una di quelle persone che ci mettono il cuore in tutto quello che fanno, anche nel lavoro, anche se lì - in termini economici - non è valso a molto. Ha quel che basta per una vita dignitosa, alla sua famiglia non manca nulla, ma non può certo permettersi velleità. Si dedica anche al volontariato. Potete capire che è una persona molto impegnata, così impegnata che non spende il suo tempo a tenere in ordine l’auto, o meglio, in generale, a tenere in ordine qualsiasi cosa, dalla scrivania al divano. Per lei, quando l’auto fa il suo servizio di portarla in giro non c’è altro di cui interessarsi. Susanna guida un’auto vecchiotta che - se vogliamo dirla tutta - non è nemmeno sua, un’utilitaria senza servo sterzo, senza aria condizionata, con i finestrini che scendono a manovella e che ha ormai superato i vent’anni. Negli ultimi mesi, non l’ha nemmeno portata a lavare (e si vede!). Susanna pensa che tutto può servire, quindi, nel suo bagagliaio potete trovare qualsiasi cosa: fazzoletti, ombrelli, bottiglie d’acqua, disinfettanti, coperte, kit d’emergenza, buste e contenitori di varie forme e misure, tutte le cose utili (o inutili) che possiate immaginare e l’immancabile pallone da basket (la sua passione) perché non si sa mai che capiti di fare una partitella improvvisava o tirare qualche canestro in un campetto di fortuna.
In realtà, lei non si sposta molto in auto avendo la fortuna di avere lo studio vicino a casa; la vedi quasi sempre in bicicletta o, talvolta, a piedi. Ieri, pur controvoglia, essendo sabato, Susanna ha preso l’auto per andare dal benzinaio perché lunedì ha una trasferta di lavoro e, già da qualche giorno, ha finito la benzina. 
È così che Susanna viene fermata dalla Polizia Stradale appostata in una rotonda sotto un cavalcavia che si trova proprio a due passi dal distributore. Non li aveva mai trovati lì e inizia a sorgerle qualche dubbio.
Me lo ricordo benissimo quando ho smesso di giocare
- Elisa Zugno
- La buona notizia
- 840
Ieri è successa una cosa che voglio condividere: il calcio femminile passa al professionismo. 
Me lo ricordo benissimo quando ho smesso di giocare, era il 2009. Ho finito la mia prima stagione in serie A e appeso le scarpe al chiodo, per iniziare a lavorare. 
In pubblicità non sei sicuro di non lavorare il weekend e nemmeno sai a che ora finisci la sera, quindi non mi era sembrato di avere scelta. Per almeno un anno, forse due, – tra stage, controstage e co.co.pro – ho guadagnato sicuramente meno del mio rimborso spese al Venezia, ma mi è sembrata comunque la decisione giusta, stavo costruendo qualcosa. Nel frattempo, non avevo smesso solo di giocare, ma anche di correre o di fare qualche altro sport. 
Qualche estate fa, quando ho seguito i mondiali, non riuscivo a non commuovermi guardando le partite. Piangevo e mi ricordavo che dieci anni prima la Gama giocava al Tavagnacco – o forse era il Chiasiellis? – c'avevamo giocato contro, sicuramente perdendo, ed era già forte. Piangevo e mi ricordavo della concentrazione durante il riscaldamento, dell'attenzione con cui mettevo la divisa, sistemavo le scarpe e i parastinchi, dell'erba tagliata, ma anche di quei campacci di terra e calcinacci, ma soprattutto della tensione che si prova appena si entra in campo. Non ho più provato niente del genere. 
Allora una lacrimuccia la faccio pure oggi, perché spero che più nessuna debba smettere di giocare perché non esiste una squadra giovanile a meno di 40km o semplicemente perché deve lavorare.
Elisa Zugno
OGGI GUARDAVO UN SERVIZIO AL TG
- Elisa Carraro
- Vie d'uscita
- 854
Oggi guardavo un servizio al TG...il giornalista dichiarava che al confine con la Polonia i migranti "stranieri" (santa pazienza...) vengono bloccati per dare la precedenza agli ucraini..stava nevicando..
Oggi guardavo un servizio al TG...gara di solidarietà per i bambini ucraini...per gli altri bambini fermi al confine tra Bielorussia e Polonia, solo battute ed ironia...stava nevicando...
Oggi guardavo un servizio al TG... è previsto l'arrivo di 1000 ucraini al giorno con riconoscimento immediato dello status di rifugiato della durata di un anno...guerre che valgono di più di altre, come non fossero comunque tutte terribili.
Generosità condizionata...ma voglio sperare che, quando questa guerra al confine europeo finirà, come semi piantati nel terreno "buono", questi gesti generosi e accoglienti diventino alberi secolari rigogliosi.
Elisa Carraro
CONCORSO PER RACCONTI 'INGIUSTI'
Primo concorso di racconti - Ingiustizie Quotidiane
- Racconti ingiusti -
Amici lettori, amiche lettrici, 
eccoci in partenza per una nuova avventura letteraria.
Ingiustizie Quotidiane presenta il suo primo concorso per racconti, e siamo felici di spiegarvi le regole da seguire – poche: perché è stato democraticamente stabilito che le regole ci stanno strette, e non ne andiamo matti. 
Prima cosa: la perfezione non ci interessa, vogliamo emozionarci; e questo sarà il nostro criterio di valutazione.
Il tema del racconto deve essere un’ingiustizia: subìta, imposta, osservata, rimasta tale o ribaltata, vera o inventata, a lieto fine, a fine tragico, quel che volete – ma chiediamo il vostro sguardo su ciò che non va nel mondo, per capirlo a fondo e provare a renderlo migliore.
La lunghezza è libera, anche se i racconti più lunghi di sei cartelle se li legge tutti Giulia, che non ha voluto imporre limiti in tal senso. Scherzi a parte: può essere lungo quanto volete, l’importante è che ci mandiate cose bellissime.
I racconti andranno inviati alla mail di ingiustizie quotidiane entro il 14 aprile 2022, noi poi ci prendiamo il tempo che serve (un mese circa) e ci divertiremo a leggere e a proclamare i vincitori: il nostro giudizio è insindacabile - che responsabilità dire una cosa del genere! - ma spiegheremo volentieri i motivi della nostra scelta. Ah, “noi” siamo gli autori della Trirubrica "Discorsi semiseri di tre anime erranti": Giulia, Elena, Emanuele; e avremo, in nostro aiuto, un giudice ad honorem, Eugenio, la persona che lavora per noi dietro le quinte esperto nella creazione di siti internet.
Vi proponiamo per cominciare due racconti “fuori concorso” che verranno pubblicati in settimana.
Cosa importantissima, sono previsti dei premi! 
Il primo classificato riceverà la maglietta di Ingiustizie Quotidiane.
Il secondo classificato riceverà la tazza di Ingiustizie Quotidiane.
Il terzo classificato riceverà il quaderno di Ingiustizie Quotidiane.
Un premio speciale è previsto per il racconto più originale.
In cambio di questa bella novità e di tutti questi premi, quel che vi chiediamo è di scrivere! Passate parola ad amici, amiche, conoscenti, al panettiere, ai nonni, a chi volete, e per qualsiasi domanda o dubbio chiedeteci pure, per mail, su facebook o anche in privato, se avete la fortuna di conoscerci personalmente.
MANDATE I VOSTRI RACCONTI A: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Grazie per la vostra partecipazione, aspettiamo i vostri racconti!
Giulia, Elena, Emanuele
Immagine: "Passi felpati" - opera di Mitch "Siamo Cosmo"
SAPPI CHE IO ESISTO
DISCORSI SEMISERI DI TRE ANIME ERRANTI
Tema del mese: "Strappare lungo i bordi" di Zerocalcare
Ho visto Strappare lungo i bordi due volte
Ho visto Strappare lungo i bordi due volte, la seconda finita poco fa, perché doverne scrivere mi metteva un po’ in difficoltà e volevo essere sicura di avere qualcosa di intelligente da dire. Così mi sono messa con carta e penna a prendere appunti, non proprio in preda ad ansia da prestazione, forse più a qualcosa che assomiglia a un timore reverenziale. Non penso che Zerocalcare sia un genio del quale non devo permettermi di parlare, no, il discorso è molto più semplice: il fatto è che io le recensioni non le so fare. Ma va beh, che ve lo dico a fare, ve ne accorgerete pure voi.
La serie parla di mille cose, di sensi di colpa, di gelati, di responsabilità sociale, di come si cambia una ruota, di timidezza, lavoro, amicizia, parla di un ragazzino che non capisce un cazzo di matematica, che poi cresce e diventa un adulto che non capisce un cazzo della vita; e come sia umanamente possibile non identificarsi col protagonista, a me non è dato sapere.
A me è piaciuta tantissimo. Ecco, io questo devo dire, e poi posso smettere di scrivere. L’ho trovata emozionante, divertente anche nei momenti meno originali, intelligente, profonda, coinvolgente. Amo il modo in cui Zerocalcare mostra le cose dal punto di vista del protagonista, e le presenta come fossero assolute, perché è così che il protagonista le vede. A smantellare certezze e paure poi non basta la coscienza, non basta l’amica Sara, non bastano i genitori di Alice; ma intanto questi inseriscono punti di vista altri, creano dubbi, offrono appigli.
LA LUCE È ACCESA, MA NON C’È NESSUNO IN CASA
[the lights are on, but nobody’s home]
Negli ultimi due anni, è diventato sempre più frequente incontrare persone simili a involucri che camminano (vanno in bici, guidano), simili ad automi.
Pedoni suicidi, ciclisti scriteriati, automobilisti impazziti. Ma anche, semplicemente: persone con lo sguardo vuoto, spento, oppure con una tensione addosso che ti chiedi come facciamo a tirare avanti. Alcuni depressi, altri pronti a sbranarti (ognuno reagisce a modo suo al disagio).
Mi sono chiesto: dov’è la porta di uscita da questo incubo collettivo?
Ci siamo forse spenti un po’ tutti, e allora che senso ha fingere che vada tutto bene? (Frase adatta ai bambini, slogan usato da milioni di adulti).
Non va tutto bene.
Psicologicamente, siamo a pezzi. Non tutti, forse, ma siamo sopravvissuti a quello che, per vari motivi, ha avuto su di noi un impatto pari a una guerra, una carestia, una bomba nucleare.
In passato, tali eventi potevano forse unire di più le persone, ora no. Adesso la zona di comfort è diventato lo schermo (cellulare, PC, TV), gli altri non siamo noi: gli altri sono degli stronzi. Stronzi pecoroni che obbediscono alle regole, stronzi no vax, e stronzi tutori della legge. Governanti maledetti infami, come sempre.
Credo sia importante fermarsi, uscire dal cinismo imperante e tornare a guardare, ascoltare, sentire.
 
             
  














