Quello che ci piacerebbe è imparare da te, perché crediamo che si possa crescere e maturare, o anche solo sentirsi meglio, attraverso gli altri.

Tramonti

Finisce un amore importante, o perdiamo una persona a cui eravamo molto legati: in entrambi i casi viviamo un lutto che ci può sembrare inconcepibile, quasi impossibile da affrontare.

Ci sentiamo dire:
“La vita va avanti”, “troverai qualcun altro”, “pensa a quante persone hai intorno a te, che ti vogliono bene”.
Ma noi torniamo coi pensieri, con il cuore, coi discorsi, sempre e solo a quell’ unica persona - quella che abbiamo perduto.
Spesso, la sentiamo fisicamente ancora vicina a noi, la sua voce ci risuona nelle orecchie, i luoghi che frequentiamo ci parlano di lei. Ricordiamo anche i suoi piatti o i suoi vini preferiti.

A volte, ci dimentichiamo di noi stessi. È come se si fosse spenta una luce, dentro di noi.

[the lights are on, but nobody’s home]

Negli ultimi due anni, è diventato sempre più frequente incontrare persone simili a involucri che camminano (vanno in bici, guidano), simili ad automi.
Pedoni suicidi, ciclisti scriteriati, automobilisti impazziti. Ma anche, semplicemente: persone con lo sguardo vuoto, spento, oppure con una tensione addosso che ti chiedi come facciamo a tirare avanti. Alcuni depressi, altri pronti a sbranarti (ognuno reagisce a modo suo al disagio).
Mi sono chiesto: dov’è la porta di uscita da questo incubo collettivo?
Ci siamo forse spenti un po’ tutti, e allora che senso ha fingere che vada tutto bene? (Frase adatta ai bambini, slogan usato da milioni di adulti).
Non va tutto bene.
Psicologicamente, siamo a pezzi. Non tutti, forse, ma siamo sopravvissuti a quello che, per vari motivi, ha avuto su di noi un impatto pari a una guerra, una carestia, una bomba nucleare.
In passato, tali eventi potevano forse unire di più le persone, ora no. Adesso la zona di comfort è diventato lo schermo (cellulare, PC, TV), gli altri non siamo noi: gli altri sono degli stronzi. Stronzi pecoroni che obbediscono alle regole, stronzi no vax, e stronzi tutori della legge. Governanti maledetti infami, come sempre.
Credo sia importante fermarsi, uscire dal cinismo imperante e tornare a guardare, ascoltare, sentire.

Allora, premetto che a scuola ci vado volentieri in presenza, e questo lo scrivo perché nessuno possa fraintendere le mie parole. Vorrei sviluppare alcune considerazioni.
1) LA DAD. Ora, come molti colleghi, sono in DaD e sto cercando di farla al meglio perché la ritengo, oltre che un dovere come professionista, una forma di rispetto nei confronti delle famiglie e di quei genitori che con fatica si sono organizzati per avere dotazioni informatiche e che investono quotidianamente per la crescita dei propri figli ; inoltre lo ritengo doveroso nei confronti dei miei amati alunni che credo possano vedere quotidianamente le "capriole" che tento di fare ogni ora di lezione, cercando veramente di mostrare loro il meglio di me (attenzione, cura, allegria, voglia di vivere, speranza...). È chiaro che quando vedo slogan o sento ripetere ogni giorno centinaia di volte "la Dad non è scuola" mi vengono i fumi, perché caspita non potremmo mica continuare a piangerci addosso continuamente... continuare a dirlo e fare in modo che i nostri figli lo sentano tutti i giorni, forse, dico forse, non è saggio e nemmeno di aiuto a loro che attraverso uno schermo ogni tanto potrebbero trovare un "pagliaccio-insegnante" che li aiuti a sperare, a sorridere e ad avere voglia di imparare qualcosa.

Il tema del mese: Noi e il cibo

 Il panino perfetto

Attenzione: nessun panino è stato maltrattato per scrivere questo pezzo.

Il cibo è la mia ossessione. Combatto i momenti difficili a suon di: ingredienti del panino perfetto (non a suon di ricette: io mangio, non cucino). Se la notte non riesco a dormire, anziché contare le pecore conto gli strati dei tramezzini; se sono annoiata, impaurita, angosciata, mi immagino come condire la pasta, che ricetta inventare, cosa comprare di buono – non è che funziona sempre, eh; ma intanto mi piace, e non costa niente. Mangiare mi piace, mi appaga. Non lo nascondo, e non lo nascono i miei chili di troppo. Mi piacciono soprattutto le cose che fanno ingrassare, i carboidrati e le porcherie (che sono principalmente le salsine). Sono anche finita in pronto soccorso per una gastrite che mi toglieva il respiro - troppe pizze - e son dovuta stare a lungo a dieta. Mi ricordo che mangiando meglio, e meno, stavo fisicamente benissimo. Mi erano spariti i mal di testa, prima così frequenti, e anche un po’ di pancia; mi sentivo più forte. Poi, un po’ alla volta, ho ripreso le vecchie abitudini, pensando che tanto per i mal di testa c’è sempre il brufen. Di recente ho trovato in casa una scatola di bustine di gaviscon, scadute nel marzo del 2019. E ho scoperto che quando stai male prendi una di quelle, sembra ti faccia un tappo nello stomaco, e poi lo puoi riempire un’altra volta senza morire. Ma l’ossessione non è la golosità.

Cerchiamo dentro di noi quello che davvero è importante per noi

Ormai da due mesi non facciamo altro che parlare di coronavirus e quarantena, concentrando l’attenzione su tutto ciò che ci è stato portato via, sulle privazioni, sulla paura, sulle preoccupazioni del domani, sulla polemica e la rabbia, sulle ipotesi di come doveva essere gestito e sulle ipotesi di come cambierà la nostra vita domani! Fermiamoci un attimo a riflettere sull’opportunità che questa cosa ci da! Di essere diversi, di riprendere in mano la nostra vita e decidere anche quello che potremmo cambiare, non solo per l’imposizione di un futuro lavorativo ed economico incerto e non dimenticando certo la paura della malattia e le persone che purtroppo non ce l’hanno fatta! Non dimenticando che ci siamo sentiti persi e vulnerabili e le nostre emozioni si sono amplificate o smorzate! Ma provando ad accettare qualcosa che non potevamo prevedere e che cambia sicuramente dentro di noi le nostre priorità!

La stella più vicina al Sole, Proxima Centauri, poco promettente in quanto a vita per dimensioni ridotte e assenza di veri e propri pianeti, dista più di 4 anni luce. Significa che con le nostre sonde più sofisticate ci si arriva in 80.000 anni. Se andiamo a ritroso di 80.000 anni l'uomo era ancora nel paleolitico, da cui uscirà 10.000 anni avanti Cristo. Le stelle più interessanti per sistema stellare rendono "lenta" anche la velocità della luce. Per attraversare la nostra Galassia servono 110.000 anni alla velocità della luce. Con mezzi di trasporto avanzatissimi, penso significhi milioni o miliardi di anni. Certo che la vita può esistere ma siamo immersi in un mistero tale che, a mio parere, è patologico esplorare pianeti e satelliti per cercare la vita senza aver prima portato un po' di pace e di equilibrio sul nostro pianeta. È come guardare verso un un orizzonte lontano, e poco promettente, mentre incendiamo la nostra casa.

Gabriele Lombardo

(foto di Mattia Alibardi)

COVID-Riflessioni

Non mi sono mai espressa in maniera polemica sulla questione Covid, (a parte un pó all’inizio presa anch’io dal motto #staiacasa), né ho supportato teorie complottistiche negando l’esistenza del virus, non sono tra quelle persone che additavano runner o altro come untori e che si emulavano a sceriffi di quartiere. Dopo più di due mesi però mi permetto di fare alcune riflessioni. Ci hanno rinchiuso in casa, per ovvi e giustificati motivi sanitari, però senza mai riuscire a spiegarci in maniera chiara e coerente cosa stava succedendo, senza riuscire a trasmettere i giusti messaggi per i comportamenti più idonei da seguire, trattando tutti indistintamente come una massa di pecoroni! Le uniche cose che per mesi mi hanno riempito il cervello sono state: 1)lavarsi le mani, cosa che ci viene insegnata da bambini 2)il distanziamento sociale, che sarebbe comunque buona norma sempre, soprattutto tra estranei 3)stare a casa, che di per se non era neppure male i primi giorni, ma comunque mandandoci a fare la spesa senza controllo alcuno, come se necessario fosse sinonimo di non pericoloso 4)i bollettini di guerra della protezione civile, ringraziando ogni giorno di non essere toccata in prima persona da ciò che stava succedendo.

L’epidemia fa riflettere: il male interiore

Si sente dire in questi giorni che l'epidemia fa riflettere le persone sulla loro condizione lavorativa ed affettiva e che porterà cambiamenti negli stili di vita, migliorandoli. In fondo, il Mondo è uscito dalla Prima Guerra Mondiale e dalla Seconda, e la società in cui viviamo ne avrebbe dovuto portare, e ne dovrebbe ancora portare, un contributo in termini di saggezza e di miglioramento della vita: eppure non è stato così, molto probabilmente. Io penso che una parte degli uomini e delle donne, forse la maggiore, soffra di un male interiore di cui i sofferenti non conoscono le vere cause. Portare l'attenzione su un problema esterno, che catalizza la loro attenzione su schermi e altoparlanti domestici, facendoli solidarizzare con i nuovi eroi che salvano vite e facendoli sentire, a loro modo, anch'essi dei piccoli eroi, stando a casa, abbia un effetto positivo sull'umore di questi uomini e donne, che non sanno spiegare le cause della loro angoscia, più che avere su di loro un effetto negativo. Non è detto però che la causa dell'angoscia siano i ritmi troppo veloci del lavoro o la vita sentimentale insoddisfacente, che lo stare a casa ha evidenziato. Io penso che molte persone portino un carico d'angoscia cui non sanno dare un nome.

Dedicato a...

Dedicato a quelli che credono nella forza delle parole, a quelli che pensano che anche una parola o un piccolo gesto possono cambiare il  mondo,  a quelli che non si arrendono, a quelli che hanno una passione, a quelli che ci mettono il cuore, a quelli che sanno andare oltre,a  quelli che si aprono agli altri, a quelli che sono generosi, a quelli che hanno in cuore un sogno, a quelli che sanno perdonare o hanno perdonato almeno una volta, a quelli che sbagliano e poi sanno ricominciare, a quelli che imparano dai loro errori, a quelli che ci credono fino in fondo, a quelli che hanno pagato un prezzo per la loro onestà, a quelli che credono nell’amicizia
a quelli che si impegnano nelle cose, a quelli che sono capaci di condivisione, a quelli che sanno faticare per raggiungere i risultati, a quelli che sono capaci di amare, a quelli che sanno far fruttare i loro talenti, a quelli che aiutano chi è in difficoltà, a quelli che danno consigli disinteressati, a quelli che donano un sorriso, a quelli che sanno infondere coraggio, a quelli che sono perseveranti, a quelli che costruiscono piuttosto che distruggere, a quelli che fanno tanto e parlano poco, a quelli che non si aspettano nulla in cambio, a quelli che ti danno tutto e non parliamo di soldi, a quelli che continuano a cercare, a quelli che sanno rinunciare, a quelli che devono fare delle scelte, a quelli che lavorano gratis o sono sottopagati, a quelli che non fanno il lavoro per cui hanno studiato, a quelli che arrivano sempre secondi,
a quelli che si commuovono, a quelli che sono stati fraintesi, a quelli che conservano la capacità di stupirsi, a quelli che si indignano, a quelli che non hanno avuto una seconda occasione, a quelli che ce l'hanno fatta, a quelli che vanno controcorrente, a quelli che sono stati traditi, a quelli che hanno perso quelli che credevano ‘amici', a quelli che non sono stati apprezzati, a quelli che hanno avuto soddisfazione, a quelli che ci mettono l'anima, a quelli che hanno tante idee, a quelli che hanno una fede, a quelli che hanno dei valori e rispettano i valori degli altri, a quelli che hanno superato il senso del dovere almeno una volta, a quelli che continuano a sperare, a quelli che continuano a sognare, a quelli che hanno un 'cuore d'oro', a quelli che sono dolci, a quelli che sono generosi, a quelli che lavorano anche senza avere in cambio nulla di economicamente rilevante, a quelli che affrontano le loro paure,  a quelli che riescono a superare la propria timidezza, a quelli che sanno ascoltare, a  quelli che parlano poco, ma al momento giusto hanno sempre qualcosa da dire....
a quelli che non ce  l'hanno fatta, a quelli che ce l'hanno messa tutta, ma non è stato abbastanza, a quelli che sono stati messi da parte, a quelli che si sono sacrificati, a quelli che non hanno visto riconosciuti i loro meriti, a quelli che ...un raccomandato gli è passato davanti, alle brave persone, a quelli che mettono umanità nei rapporti con le persone e nel lavoro, a quelli che almeno una volta hanno fatto qualcosa che andava al di la del loro dovere, a quelli che si dedicano agli altri.