Quello che ci piacerebbe è imparare da te, perché crediamo che si possa crescere e maturare, o anche solo sentirsi meglio, attraverso gli altri.

L’epidemia fa riflettere: il male interiore Si sente dire in questi giorni che l'epidemia fa riflettere le persone sulla loro condizione lavorativa ed affettiva e che porterà cambiamenti negli stili di vita, migliorandoli. In fondo, il Mondo è uscito dalla Prima Guerra Mondiale e dalla Seconda, e la società in cui viviamo ne avrebbe dovuto portare, e ne dovrebbe ancora portare, un contributo in termini di saggezza e di miglioramento della vita: eppure non è stato così, molto probabilmente. Io penso che una parte degli uomini e delle donne, forse la maggiore, soffra di un male interiore di cui i sofferenti non conoscono le vere cause. Portare l'attenzione su un problema esterno, che catalizza la loro attenzione su schermi e altoparlanti domestici, facendoli solidarizzare con i nuovi eroi che salvano vite e facendoli sentire, a loro modo, anch'essi dei piccoli eroi, stando a casa, abbia un effetto positivo sull'umore di questi uomini e donne, che non sanno spiegare le cause della loro angoscia, più che avere su di loro un effetto negativo. Non è detto però che la causa dell'angoscia siano i ritmi troppo veloci del lavoro o la vita sentimentale insoddisfacente, che lo stare a casa ha evidenziato. Io penso che molte persone portino un carico d'angoscia cui non sanno dare un nome. Ovviamente, adesso, il nome di questa angoscia non è Corona Virus, perchè quasi nessuno lo teme così tanto: giustamente non si esce di casa per un senso di responsabilità verso i malati e gli anziani, e per un giusto rispetto della legge. Il virus è un problema oggettivo, esterno, che catalizza l'attenzione e i pensieri, ma è evidente che sarebbe diverso se ci fosse, fuori dalle cantine dove si sono rifugiati i sopravvissuti, l'inverno nucleare, o se si vivesse come i cittadini di Dresda nelle notti in cui la città era in fiamme. Nessuno uscirebbe col cane dieci volte al giorno come oggi spesso accade. Adesso il nome dell'angoscia è, appunto, un lavoro che ha ritmi molto veloci o una convivenza difficile, che lo stare a casa forzatamente e per intere giornate ha acuito. Però queste persone non sanno se questa sia veramente la causa dell'angoscia. Qualora questa attesa non di ritorno alla normalità ma di miglioramento della vita, di cambiamento del sistema sociale, dovesse scontrarsi con la realtà di un sistema economico non in grado di assicurare il lavoro da casa e orari lavorativi più flessibili a parità di condizioni di vita, negli uomini e nelle donne, alla precedente sopportazione, si sostituirà la ribellione verso un nemico creato ad hoc. Si cercheranno i colpevoli dell'infelicità ritornata o della povertà economica che il virus, si dirà, avrà causato o acuito. In passato dell'odio ne sono stati oggetto i nobili, il clero, la borghesia, una classe politica ritenuta corrotta, e così via. Io spero solo questo: che, a questo momento di attesa del cambiamento, non si sostituisca il momento dell'odio. Spero nell'equilibrio e nella maturità di attuare i cambiamenti con gradualità e anche nella sopportazione della precedente "vita normale", con le sue difficoltà. Il cambiamento radicale passa sempre attraverso una ribellione violenta e la vendetta. E l'insoddisfazione o l'infelicità ne è l'innesco; anche l'insoddisfazione o l'infelicità di un ritorno alla normalità dopo l'esperienza domestica del Corona Virus.

Gabriele Lombardo

Dedicato a...

Dedicato a quelli che credono nella forza delle parole, a quelli che pensano che anche una parola o un piccolo gesto possono cambiare il  mondo,  a quelli che non si arrendono, a quelli che hanno una passione, a quelli che ci mettono il cuore, a quelli che sanno andare oltre,a  quelli che si aprono agli altri, a quelli che sono generosi, a quelli che hanno in cuore un sogno, a quelli che sanno perdonare o hanno perdonato almeno una volta, a quelli che sbagliano e poi sanno ricominciare, a quelli che imparano dai loro errori, a quelli che ci credono fino in fondo, a quelli che hanno pagato un prezzo per la loro onestà, a quelli che credono nell’amicizia
a quelli che si impegnano nelle cose, a quelli che sono capaci di condivisione, a quelli che sanno faticare per raggiungere i risultati, a quelli che sono capaci di amare, a quelli che sanno far fruttare i loro talenti, a quelli che aiutano chi è in difficoltà, a quelli che danno consigli disinteressati, a quelli che donano un sorriso, a quelli che sanno infondere coraggio, a quelli che sono perseveranti, a quelli che costruiscono piuttosto che distruggere, a quelli che fanno tanto e parlano poco, a quelli che non si aspettano nulla in cambio, a quelli che ti danno tutto e non parliamo di soldi, a quelli che continuano a cercare, a quelli che sanno rinunciare, a quelli che devono fare delle scelte, a quelli che lavorano gratis o sono sottopagati, a quelli che non fanno il lavoro per cui hanno studiato, a quelli che arrivano sempre secondi,
a quelli che si commuovono, a quelli che sono stati fraintesi, a quelli che conservano la capacità di stupirsi, a quelli che si indignano, a quelli che non hanno avuto una seconda occasione, a quelli che ce l'hanno fatta, a quelli che vanno controcorrente, a quelli che sono stati traditi, a quelli che hanno perso quelli che credevano ‘amici', a quelli che non sono stati apprezzati, a quelli che hanno avuto soddisfazione, a quelli che ci mettono l'anima, a quelli che hanno tante idee, a quelli che hanno una fede, a quelli che hanno dei valori e rispettano i valori degli altri, a quelli che hanno superato il senso del dovere almeno una volta, a quelli che continuano a sperare, a quelli che continuano a sognare, a quelli che hanno un 'cuore d'oro', a quelli che sono dolci, a quelli che sono generosi, a quelli che lavorano anche senza avere in cambio nulla di economicamente rilevante, a quelli che affrontano le loro paure,  a quelli che riescono a superare la propria timidezza, a quelli che sanno ascoltare, a  quelli che parlano poco, ma al momento giusto hanno sempre qualcosa da dire....
a quelli che non ce  l'hanno fatta, a quelli che ce l'hanno messa tutta, ma non è stato abbastanza, a quelli che sono stati messi da parte, a quelli che si sono sacrificati, a quelli che non hanno visto riconosciuti i loro meriti, a quelli che ...un raccomandato gli è passato davanti, alle brave persone, a quelli che mettono umanità nei rapporti con le persone e nel lavoro, a quelli che almeno una volta hanno fatto qualcosa che andava al di la del loro dovere, a quelli che si dedicano agli altri.