Allora, premetto che a scuola ci vado volentieri in presenza, e questo lo scrivo perché nessuno possa fraintendere le mie parole. Vorrei sviluppare alcune considerazioni.
1) LA DAD. Ora, come molti colleghi, sono in DaD e sto cercando di farla al meglio perché la ritengo, oltre che un dovere come professionista, una forma di rispetto nei confronti delle famiglie e di quei genitori che con fatica si sono organizzati per avere dotazioni informatiche e che investono quotidianamente per la crescita dei propri figli ; inoltre lo ritengo doveroso nei confronti dei miei amati alunni che credo possano vedere quotidianamente le "capriole" che tento di fare ogni ora di lezione, cercando veramente di mostrare loro il meglio di me (attenzione, cura, allegria, voglia di vivere, speranza...). È chiaro che quando vedo slogan o sento ripetere ogni giorno centinaia di volte "la Dad non è scuola" mi vengono i fumi, perché caspita non potremmo mica continuare a piangerci addosso continuamente... continuare a dirlo e fare in modo che i nostri figli lo sentano tutti i giorni, forse, dico forse, non è saggio e nemmeno di aiuto a loro che attraverso uno schermo ogni tanto potrebbero trovare un "pagliaccio-insegnante" che li aiuti a sperare, a sorridere e ad avere voglia di imparare qualcosa. 
2) RITORNO A SCUOLA IN PRESENZA, VACCINI, TAMPONI. La scuola è un luogo sicuro. Direi di sì. Però prima di riaprire la scuola, mi piacerebbe risolvessero il problema tamponi e vaccini. Il tempo di attesa dei tamponi è ultimamente scandaloso, non solo l'esito ma anche il protocollo Sisp di attivazione tamponi di classe è in ritardo (lo dico per esperienza diretta). Inoltre a fronte di questo ritardo, alcuni docenti non sono riusciti a vaccinarsi (pur volendo e avendo prenotato) e ora non c'è più la possibilità di prenotarsi. Se non cambia tutta l'organizzazione (sistema e tempi di tamponamenti, vaccinazioni) attorno alle scuole e la popolazione non contribuisce con atti di coscienza e responsabilità profondi, non possiamo pensare di riuscire a rientrare con quella sicurezza e serenità con la quale tutti vorremo poter rientrare.
Marta Levorato
 
             
  



