DISCORSI SEMISERI DI TRE ANIME ERRANTI
Il tema del mese: La scuola
Le cose che ho visto a scuola
Quest’anno ho lavorato alla scuola del mio paese, dove ho fatto le elementari un numero imprecisato di anni fa.
Come ha detto Christian, il più pestifero dei bambini, ero lì a “pulire i cessi”; ma ho comunque avuto modo di vedere certi meccanismi e respirare una certa aria.
Ho visto insegnanti brave, preparate, stanche e preoccupate, innamorate del lavoro e degli alunni; le ho sentite urlare da far tremare i muri (giuro). Le ho viste cacciare i bimbi fuori dall’aula anche se nel foglio che mi han fatto firmare c’è scritto che non si può.
Ho visto i bambini menarsi e gridarsi bestemmie e le peggio offese, tanto che speravo di aver sentito male, ma invece avevo sentito bene; li ho visti abbracciarsi con le mascherine e aiutarsi e tenersi per mano e calciarsi le cartelle e cercarsi e scappare e mai stanchi, quello mi faceva impazzire, non li ho mai visti stanchi. Ho visto water intasati da rotoli di carta igienica, dispenser del sapone e riempiti di pipì, bambini che piangono per un graffio, chiedono aiuto spaventati da una zanzara o dal pavimento bagnato. Durante la zona rossa, a scuole chiuse, ho visto il cartello di “bentornati” che le maestre hanno preparato e attaccato al soffitto, sperando di mostrarlo ai bambini il prima possibile. Durante la dad ho sentito “non funziona”, “il preside entra controllare a sorpresa”, “non si sente”, “glielo spiego io”, “non ne posso più”; e i genitori chiamare e chiedere aiuto e le maestre sbuffare e spiegare rispiegare e sbuffare, e poi le ho viste mangiare dolci per tirarsi su e correre dietro ai pochi bambini presenti e chiedere questa con chi va, questa la prendo io, non ti preoccupare. Ho visto cartelloni per la giornata della terra e storie commoventi di educazione al rispetto per l’ambiente, e i cestini del secco pieni di bottiglie di plastica.
Ci aspettiamo che le cose funzionino e ci arrabbiamo se non funzionano. Io ho visto persone che ci hanno provato senza direttive e senza alcun punto fermo. Nelle settimane di dad, le notizie arrivavano a spizzichi, oggi per ieri. Nessuno sapeva niente e nessuno si è arreso, io ho visto questo. Non santifico il corpo insegnante ma posso dire con certezza che è un lavoro difficile e che dopo un quarto d’ora con i bambini io ho pensato: queste sono sante oppure tutte matte, io non sarei mai capace di farlo. Ho visto tante cose e tantissime sicuramente no, perché i punti di vista sono sempre diversi e il nostro è sempre e solo uno; facendo un pezzetto di strada ciascuno magari ci si incontra in centro.
Elena
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Parents, leave the teachers alone!
Una volta, quando sentivo parlare di scuola, mi veniva in mente la frase di una canzone dei Pink Floyd:
teacher, leave the kids alone! (Insegnante, lascia in pace i ragazzi!)
Ricordavo, in particolare, treo quattro insegnanti: la mia prof di italiano, storia e geografia delle medie, che manteneva in classe un clima di atterrito silenzio, e diverse prof delle superiori che si distinguevano per le improvvise sfuriate nevrotiche.
E poi, per contrasto, pensavo a Robin Williams ne “L’attimo fuggente”, a quell’insegnante straordinario, in grado di parlare direttamente al cuore dei ragazzi. Per molti anni ho sognato di diventare un professore di quel calibro: anticonformista, carismatico, indimenticabile. Ma poi, con una laurea in chimica, mica avrei potuto parlare di cose troppo umanistiche ai ragazzi… sarei andato fuori tema!
Dopo un certo tempo, due miei fratelli sono diventati insegnanti: un fratello alle superiori, la sorella alle medie. Le testimonianze che ho raccolto riguardo al loro lavoro mi hanno suscitato varie riflessioni. La prima: quando svolgi questo lavoro con impegno, è grande anche la soddisfazione che ne ricavi. Come dire: più dai, più ricevi, ma non è un rapporto lineare. Quando hai a che fare coi ragazzi, è tutto amplificato in modo esponenziale, nel bene e nel male. La seconda: una delle difficoltà di questo lavoro è legata al mantenere la disciplina in classe, un’altra riguarda il rapporto coi genitori, e spesso, purtroppo, anche quello col preside. L’insegnante si trova, quasi sempre, preso tra più fuochi, e la cosa peggiore è che non c’è sempre meritocrazia. Se molti studenti apprezzano l’insegnante che spiega bene, li fa lavorare, dando poi voti equi (dunque, anche negativi, al bisogno), ve ne sono altri che preferiscono avere la vita comoda, in questo difesi da genitori che sempre più spesso prendono le loro parti, e da presidi che, per non avere rogne, esortano gli insegnanti a “non essere troppo severi, sennò poi i genitori ci denunciano”. Questa, a mio avviso, è la più grande disgrazia della scuola, oggi. Vedo il rischio che si trasformi in un inutile diplomificio, perdendo un ruolo educativo e formativo che potrebbe e dovrebbe essere prezioso. Ora, perciò, non mi viene più in mente la canzone dei Pink Floyd. Forse, sarebbe il caso di aggiornarla e dire, invece:
parents, leave the teachers alone! (genitori, lasciate in pace gli insegnanti!)
Confido, comunque, nel fatto che esistano anche molti genitori intelligenti, che sappiano distinguere tra insegnanti mediocri e insegnanti capaci. La scuola dovrebbe fornire ai ragazzi strumenti adeguati per affrontare la vita, lavorativa e non solo. Se diventa una corsa in cui tutti vincono, basta solo che partecipino, anche trascorrendo tutto il tempo nei punti ristoro, allora viene meno il suo ruolo: come accade spesso in Italia, finisce tutto a tarallucci e vino.
Emanuele
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Scuola, ingiustizie e diritti (negati)
Oggi parliamo di scuola. Quella che per anni della nostra vita è stata - nel bene e nel male - compagna delle nostre giornate e ha occupato i nostri pensieri quotidiani. Devo dire che, in quegli anni, era una presenza ingombrante. Nella scuola ci cresci e ti formi, non solo per le nozioni che apprendi, ma anche per le esperienze che necessariamente vivi tramite le relazioni con gli insegnanti e con i compagni.
Oggi, però, vorrei parlare di scuola come un diritto. In Italia, per fortuna, questo diritto viene - sotto molti aspetti - garantito o almeno dovrebbe esserlo. Tuttavia, mi sono indignata quando ho scoperto che non viene garantito l’accesso all’indirizzo scolastico prescelto. Nel momento della scelta della scuola superiore, infatti, non viene riconosciuto come un diritto quello di scegliere quale tipo di scuola frequentare.
Molti istituti, al raggiungimento della soglia dell’anno precedente, non accolgono più alunni. Addirittura, quando un alunno viene bocciato, quest’ultimo non ha alcuna garanzia di restare nella stessa scuola (se questo è ciò che vuole).
Non solo: sebbene in una certa città o provincia sebbene siano presenti più istituti dello stesso tipo, può ugualmente succedere che degli alunni vengano respinti e, a quel punto, si ritrovano a dover forzatamente scegliere un altro tipo di scuola. Non lo trovo giusto. In un’età difficile come quella adolescenziale negare il diritto a scegliere il proprio percorso di studi non è ammissibile.
Entro il mese di gennaio viene chiesto di iscriversi a una determinata scuola superiore e per molti si è stata una scelta sofferta perché hanno faticato nell’interrogarsi su quale strada intraprendere. E penso anche a quei ragazzi, al contrario dei precedenti, determinati in una scelta che risponde alle loro capacità manifestatesi fin dalla scuola elementare e che non vedono l’ora di seguire quel percorso che il destino ha loro tracciato e verso il quale si sono proiettati, i quali vedono così tradite le proprie speranze, i propri ideali e tutti i loro progetti per il futuro. Prima viene chiesto al ragazzo di prendere una decisione, poi, allo stesso ragazzo, viene negato l’accesso alla scuola prescelta. A quel punto si ritrova a dover procedere con un ripiego che non riguarda più le sue aspirazioni o i suoi interessi primari. In altre parole, una scelta che non gli appartiene pienamente. È una scelta imposta dall’alto, da coloro che devono far quadrare dei conti, gestire il personale o la logistica delle aule.
Comprendo la logica degli amministratori pubblici o dei dirigenti scolastici, tuttavia, con un po’ di buona volontà e mettendo da parte le questioni prettamente legate agli aspetti finanziari, credo sia possibile garantire ai giovani anche questo diritto.
Credo che sia un dovere politico e un dovere della scuola quello di prendersi cura di questi ragazzi. Credo che sia un dovere di tutta la società mettere prima la persona e la sua crescita e le scelte maturate e che tali valori vengano prima di tutto il resto. Perché se si può accettare che genitori e insegnati, in considerazione della giovane età, possano influenzare la scelta (senza, tuttavia, esercitare una coercizione-imposizione), una volta effettuata la stessa, non si possono cambiare le carte in tavola e far dettare l’iscrizione a un altro tipo di scuola solo per motivazioni del tutto estranee all’educazione e alla crescita del ragazzo. Pertanto, chi di dovere dovrà attuare ogni sforzo possibile per trovare una soluzione e questo è il messaggio che avrei voluto sentire rivolto a questi ragazzi, perché nessuno di loro merita di sentirsi escluso o respinto. Invece, è proprio quello che è successo ad alcuni di loro estratti a sorte tra gli iscritti.
Credo che occuparsi anche di questi diritti dei giovani sia un dovere sociale.
Credo che essere liberi di scegliere una scuola piuttosto che un'altra non sia una questione secondaria per la vita di un ragazzo, bensì una questione di fondamentale importanza nella loro crescita e un diritto che va garantito. Quando si parla di prevenzione evidentemente non se ne comprende fino in fondo il significato.
Siamo ormai nel XXI secolo e non riesco ad accettare che la prima risposta delle istituzioni e, in alcuni casi anche quella definitiva, sia stata, ancora una volta, pur essendoci di mezzo i sentimenti dei più giovani, che - per questioni di soldi o di incapacità di gestione - le scuole sono legittimate a respingere l’iscrizione di nuovi alunni. Non lo accetto e faccio un appello alle istituzioni, ai politici, ai presidi perché questo grave problema possa trovare una soluzione al più presto.
Giulia
 
             
  



