Storie di convivenza con il Covid-19 FA MALE NON POTERSI ABBRACCIARE
Qualche notte fa ho sognato una spiaggia bellissima, ero col mio moroso e un amico e alle otto di mattina – perché noi ci svegliamo presto – avevamo già steso l’asciugamano sui sassolini, e si stava benissimo, non c’era nessuno, la temperatura era perfetta, i sassi non pungevano. Alle dieci mi sono alzata per fare un bagno e la spiaggia si era riempita, ma per fortuna il mare era ancora vuoto. Quando sono arrivata a bagnarmi i piedi, all’improvviso due bambini – avranno avuto quattro o cinque anni, erano alti uguali e fisicamente indistinguibili – mi si sono attaccati al collo per giocare con me in mezzo al mare. La sensazione è stata terribile: li avrei voluti tenere stretti e li avrei fatti divertire tantissimo con le onde. Ma avevo paura che mi contagiassero. Cercavo in tutti i modi di farli scendere dalla mia schiena. Tenevo la testa bassa perché la mia bocca non si avvicinasse al loro viso. Loro stringevano forte, e pesavano troppo sul mio collo, mi sembrava di non farcela. Cercavo di non cadere, di non soffocare e di nascondermi, perché il mio amico dalla spiaggia sembrava vedermi e additarmi come infetta. Avevo la sensazione che quei bambini sarebbero stati la mia rovina, perché dopo essere stata in contatto con loro nessuno mai avrebbe creduto al mio stato di salute, e sarei finita isolata. Il sogno non è finito; mi sono, semplicemente, svegliata.
In un mondo che non è molto diverso dal sogno, se non fosse che qui non c’è nessun mare e se provi a stenderti a terra i sassi ti fanno un male cane, altro che rilassarsi. Quel che fa male, soprattutto, è non potersi abbracciare. A me manca tanto. Fa male non potersi abbracciare e fa male rifiutare un abbraccio, quando qualcuno ti si avvicina, perché perdi l’abbraccio e ferisci l’altro – lo ferisci ma lo salvi, forse, e forse lui lo sa, o forse non lo sa, comunque sia fa male. Mi fa male anche odiare i nasi che spuntano dalle mascherine. Mi sale proprio il nervoso e non riesco a non pensare a quella vignetta che paragona le mascherine alle mutande, e tenere il naso fuori immaginatevi cosa può essere. La vignetta mi fa ridere, le persone no. Mi fa male odiare le persone che – nei luoghi chiusi, vicine ad altre persone - tolgono la mascherina per parlare, per telefonare. Mi fa male vedere quelli che se ne fregano e sentire tutto il peso sul mio collo – non te ne puoi fregare, ne va della salute di tutti, e allora cosa fai, fai lo sceriffo o fai il mafioso, qual è l’atteggiamento giusto, non esiste l’atteggiamento giusto, c’è solo da andare fuori di testa, qui. L’atteggiamento giusto forse è usare la mascherina e tenere le distanze di sicurezza, questa è una cosa giusta da fare, forse l’unica giusta e saggia, forse tutto il resto sono solo disquisizioni mentali inutili, in effetti quello che possiamo controllare è l’atteggiamento nostro, non quello degli altri. Ma avere questo peso, questi bambini sulle spalle e non poterli prendere in braccio come si deve e stringerli, baciarli. Che roba. Spero passi presto.
Elena
__________________________________
RACCONTO FANTASCIENTIFICO ISPIRATO ALL’ERA DEL COVID 19
Nell’anno 2248, a William-127 era rimasto un mese di vita. Aveva 64,9 anni - per il resto, godeva di ottima salute. D'altra parte, il Centro Unico di Salute Mondiale aveva stabilito un preciso programma demografico: nascite, malattie e morti non erano mai lasciate al caso. La popolazione terrestre era stata assestata, dopo accurati studi, su un numero costante, sostenibile: 4.125.500.000 abitanti. A 65 anni di età, la vita delle persone veniva dolcemente interrotta. Per farlo, come per quasi ogni altra forma di controllo, ci si serviva di un delicato dispositivo, innestato obbligatoriamente a tutti i neonati, tra l’osso del cranio e la dura madre, la più esterna delle membrane che ricoprono il cervello: lo Stimolatore Psichico, comunemente detto SP, permetteva di attivare o disattivare diverse aree cerebrali. Ad esempio, se una persona si avvicinava eccessivamente a un'altra per strada, il dispositivo attivava i sistemi sinaptici connessi alla paura, che poteva trasformarsi in un paralizzante terrore, qualora l'individuo persistesse nel suo folle gesto – o qualcosa di peggiore. Le malattie, ovviamente, erano sotto controllo. La socialità era diventata quasi completamente virtuale, dunque non esisteva la possibilità di trasmissione di virus o batteri. Del resto, un semplice raffreddore avrebbe potuto uccidere un uomo nel pieno delle sue forze, tanto esili erano ormai diventate le difese immunitarie di una popolazione che viveva prevalentemente confinata in casa. Sicurezza, sicurezza, sicurezza: da secoli non si sentiva parlare d'altro. D'accordo, ma a che prezzo? Le persone s'incontravano restando a casa propria, grazie alle 4D-Calls, che permettevano non solo di vedere l'altra persona come se fosse presente, ma persino di toccarla, sentirne fisicamente il contatto. Tutto grazie al prodigioso SP, che suscitava anche le sensazioni tattili. Mancavano solo gli odori, ma ci si stava lavorando. Esisteva anche la possibilità di fare l'amore virtualmente, ma non era molto richiesta: ormai era un'abitudine considerata arcaica, dozzinale. E poi, la procreazione non aveva certo bisogno della contemporanea presenza fisica di un uomo e di una donna. L'incontro delle persone dal vivo era considerato pericoloso, oltre che inutile e di cattivo gusto, benché non fosse ancora totalmente interdetto. Bastava seguire poche, semplici regole: Sigillo Polimerico Totale, a ricoprire l'intera superficie corporea, compresi ovviamente naso e bocca, Bombole di Aria Sanificata Certificata e, ça va sans dire, Certificato Unico d'Incontro. Questo poteva essere richiesto all'Ufficio Rischi Umani, alla cifra di 125 Dollari Universali (UD), cui andava aggiunto il costo di Bombole e Sigillo. D'altro canto, il prezzo di un piano telefonico 4D era di appena 25 UD al mese, e ormai con la Rete 18G la qualità era prodigiosa. Ma poi, i film erano più interessanti delle persone: con un abbonamento a 4D-NetFlix (75 UD/mese) si poteva non solo assistere ai gloriosi film dei secoli passati in 4D in casa propria, ma anche interagire con attori morti duecento anni prima: grazie al Celebrity Emulator, potevi invitare Scarlett Johansson a una cena a casa tua, che non avrebbe consumato, rotolarti sul divano con lei, e infine commentare la serata con Kevin Spacey, davanti a una birra (una sola, la tua); potevi persino rivisitare qualsiasi giorno della tua vita, dato che questi venivano fedelmente registrati dagli zero ai sessantacinque anni, ma pochi erano interessati a rivivere i propri ricordi: sapevano di plastica, un po’ come il Cibo Unico Sostenibile che veniva garantito a tutti. William, forse perché ormai prossimo alla morte, aveva deciso di incontrare Shirley in modalità Real Contact, per l'ultima volta. Avrebbe pagato anche per lei, tanto i suoi dollari non spesi sarebbero tornati al Partito Unico. Con il telefono 4D, tentò di connettersi con Shirley. Con sorpresa, vide comparire, al suo posto, una graziosa assistente telefonica, così realistica che gli parve di avere in casa una nuova domestica. Shirley era stata interrotta, disse. Ma come, fece lui, sconvolto, se aveva tre anni meno di me. Avrà mentito sulla sua vera età, spiegò la ragazza, noi donne lo facciamo sempre. O forse, è stato un errore del sistema: a volte le persone vengono interrotte qualche mese prima, ma è raro che capiti addirittura con tre anni di anticipo. Segnalerò il problema. William, stremato, accese il MondoVisore. Apparve il Presidente Unico Mondiale, un tizio dal curioso cognome di Goebel, che era anche Presidente Unico delle Comunicazioni. Gli sembrava che fosse seduto sulla poltrona di fronte a lui. Occorrono misure più restrittive, stava dicendo con un sardonico sorriso. Per la nostra sicurezza globale. William-127 si rilassò sul suo divano: si fidava di Goebel. E poi, tra meno di un mese sarebbe morto. Tutti dicevano che era il momento più felice della vita, grazie tante: solo perché lo Stimolatore Psichico, qualche secondo prima, attivava aree del cervello in grado di dare la sensazione di un piacere sublime, come la migliore delle droghe. Ma erano tutte sostanze naturali, prodotte dal nostro organismo. Ripensò alla sua vita, con la sensazione indefinita di essersi perso qualcosa. Poi guardò di nuovo Goebel. Era confortante avere una persona di tale calibro e genialità che si occupasse di tutto. Si sentì fortunato. All’iprovviso, iniziò a percepire un intenso piacere che si stava diffondendo in tutto il suo corpo, come non aveva mai sperimentato prima. Vabbeh, pensò: mese più, mese meno.
Emanuele
_________________________
LA NOSTRA VITA DIETRO UNA MASCHERINA
Ne parliamo ancora, ci ha stravolto la vita, le abitudini. Ne abbiamo avuto paura, siamo stati incerti e ora lo stiamo affrontando. Vogliamo vivere, fare quello che facevamo prima, ma non si può, almeno non come prima. Ora, quella che manca di più è la nostra libertà, quella di cui non ti rendi conto di avere finché un giorno non te la portano via. In passatoci sono stati popoli che hanno lottato per conquistarla, noi l’abbiamo sempre avuta. Ora non siamo liberi di stare in un luogo chiuso pubblico senza mascherina, dobbiamo riempirci di disinfettante per le mani. Addirittura negli ultimi giorni hanno introdotto il coprifuoco (credevamo potesse esserci solo in guerra). Quando esci di casa devi ricordarti di prendere la mascherina. ogni giorno una misura più restrittiva del giorno prima o quasi. Da quando i casi sono tornati ad aumentare, (come da previsione e come ogni influenza) dopo l’estate, ecco che stiamo andando ‘dolcemente’ verso il lock-down annunciato sotto l’albero. Con la scusa che il nuovo D.P.C.M. vale fino al…tra una/due settimane, inizialmente la speranza era che poi le cose cambiassero in meglio, invece abbiamo scoperto che si tratta di una chiusura con il “contagocce temporale”. Non sai bene a chi tocca la prossima volta, chi chiude prima. Un dubbio sorge spontaneo: era proprio necessario? Ma come, dopo esserci attrezzati per riaprire in sicurezza, ci dite che dobbiamo di nuovo chiuderci in casa? E tutto il tempo e i soldi, ma soprattutto dopo l’investimento ‘psicologico’? quell’iniezione di fiducia di potercela fare, di aver trovato il modo di conviverci rimanendo sicuri? niente da fare e allora meglio “giocare in difesa”, nasconderci, che è quasi un darci alla fuga. Ci sono due atteggiamenti individuali a cui il virus, come fosse un ricatto, ci costringe: il primo è quello di chi ha paura, quella che ci allontana dal virus, ma, allo stesso tempo, dai contatti sociali di ogni tipo (tranne quelli a cui siamo in qualche modo ‘costretti’) e dalla nostra vita “di prima” e l’altro è quello di chi decide per una convivenza forzata con il virus e si attrezza il meglio che può per questa battaglia, armato di nuovi modi e nuove idee (anti-covid) per continuare - anche se in forma diversa - la vita di prima. In ogni caso, aspettiamo che passi. Poi ci sono i negazionisti, ma il discorso sarebbe troppo lungo e ci sono anche diversi approcci che sarebbero troppi da esaminare. E intanto, non possiamo dare la mano, abbracciare, scambiare baci sulla guancia. Non possiamo manifestare con quei gesti tipici della relazione umana, la nostra riconoscenza, la nostra amicizia o il nostro amore. È un adattarsi, ma non è (più) libertà. Fino a che punto è lo Stato che può o deve dirci come dobbiamo comportarci. E si insinua di nuovo quel dubbio, quello sorto fin dall’inizio: le misure adottate saranno proprio quelle giuste? serviranno davvero a qualcosa? avranno redatto bene il protocollo o potevano fare meglio, era più giusto stare ancora a casa o meglio provare a uscire, a vedere gente? Non lo sappiamo e, quel che è più triste, pare che anche la autorità o i c.d. “esperti” queste risposte non le abbiano. La nostra consolazione e la nostra speranza si concentri nel guardare avanti e oltre questo tempo, perché mi sembra che sia stata solo un’illusione avere gli strumenti per fronteggiare questa pandemia. Niente da fare: quell’esserino microscopico ancora ci sta mettendo sotto. Virus contro umani 2 a 0 per lui (accidenti!). Facciamo un salto nel futuro: pensiamo a quanto bello sarà dopo e non dimentichiamolo! Non dimentichiamo quanto era difficile fare incontri solo in video, mantenere relazioni a distanza, astenersi dal passare vicino alle persone, allontanarsi, parlare solo con la mascherina addosso e pensiamo a quanto saremo felici ogni volta che compiremo quei gesti così familiari, così umani: in primis respirare e poi tutti quei gesti di affetto che ci sono mancati per tanto tempo.
Giulia
 
             
  



