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Samos - giorno 5

I GATTI DI SAMOS

Presenze discrete ma ubiquitarie, i gatti s’incontrano in qualsiasi stradina, piazzetta o ristorante di Samos. Ognuno di questi luoghi, grazie a loro, acquisisce più bellezza e serenità; in cambio, fornisce ai gatti sostentamento.

Come tutti i gatti (e molti umani) del mondo, si fanno la loro vita, e interagiscono con gli umani solo se ciò può arrecare loro un qualche tipo di vantaggio.

Attendono fiduciosi il momento in cui erediteranno l’isola di Samos, la vicina Turchia, la Kamchatka e da lì, in breve, l’intero pianeta.

E intanto, si riproducono più che possono.

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Samos - giorno 6

LA GENTE DI SAMOS

Dopo alcuni giorni qui, diversi elementi fanno capire che ci troviamo in una zona di confine  tra Europa e Asia.

1) Il ritmo delle persone: rilassato, ma veloce quando serve. Non sembrano conoscere lo stress, per questo, forse, sono così gentili; auto che non ti suonano mai, neanche quando in scooter viaggi a 30 km/h su queste strade impervie.

2) il cibo insolito, sempre squisito, con netti richiami mediorientali.

3)  Le  chiese, chiesette e tempietti che sorgono ovunque. Un abitante del luogo ci ha fatti entrare a San Dimitrio (vedi foto), spiegandoci che il male è dentro di noi, e dobbiamo combatterlo, per questo il santo è raffigurato con la lancia. Ma non è un drago, bensì un uomo, il suo obiettivo.

4)  Musica dal vivo, tutta la notte, tutte le notti. Non somiglia a nulla di europeo, è arabeggiante, strascicata e struggente.

Sono irresistibilmente affascinato da tutto ciò.

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Samos - giorno 7

VENTO

Una nuova, deliziosa baietta (Pefkos), raggiunta a fatica, grazie all’instancabile scooter 50 Kymco.

C’è un vento che ti porta via. Acqua gelida e limpidissima;  due greci anziani con bimbi ci sguazzano allegramente. Io mi tuffo e resisto pochi minuti, ed è una magnifica sensazione rigenerante.

Scopro con orrore che, intanto, il mio scooter si è adagiato sul fianco sinistro: come se  riposasse. Il vento è stato troppo per lui. I danni sembrano irrisori, solo il bauletto un po’ graffiato. Quando lo riconsegno la sera, non mi fanno storie. Sono scialli, qui.

L’ultima cena prevede una grossa orata, freschissima e squisita…

C’è ancora vento, un vento che spazza via ogni cosa: caldo, zanzare, Covid, malumore.

Stamattina, l’autista del pulmino che ci porta in aeroporto si ferma in mezzo al nulla: sale un vecchietto che saluta: kalimera, e si fa dare un passaggio fino al supermercato del paese dopo.

Il volo fa scalo a Karpathos. C’è vento, ma stavolta nessuna paura in fase di atterraggio.

A Verona fa un gran caldo, non c’è vento.

Tutto è fermo.

 

Emanuele