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Cronaca del mio viaggio a Samos

Dopo il grigio di questi giorni invernali, uno sguardo alle vacanze – n.d.r.

Samos - giorno 1

ATTERRAGGIO

Dopo un piacevole volo di un paio d’ore dalla torrida Verona, iniziano le manovre di atterraggio sulla ventosa isola di Samos. Il vento rende il clima più secco e piacevole, e questa sembra un’ottima cosa.

L’aereo, però, inizia a barcollare in modo inquietante. La hostess davanti a me (sono nel posto 1C) si siede e allaccia le cinture. Non sembra del tutto tranquilla, ma accenna una specie di sorriso, quando si accorge che la guardo.

L’aereo scende, frena, scende, quasi tocca il mare blu intenso, screziato di baffetti bianchi.

Ma poi improvvisamente riparte, si alza, descrive un ampio cerchio, ritorna.

L’ hostess si guarda intorno, pallida.

L’aereo scende e balla sotto le raffiche di vento. Ma stavolta riparte senza neanche provarci, ad atterrare. Voliamo verso il mare aperto. Descriviamo un ampio 8, poi torniamo, ma verso le montagne.

La hostess chiede allo steward: ma cosa sta facendo? Sembra atterrita.

Ed ecco, abbiamo preso la pista da terra, sbattiamo sul suolo all’improvviso, siamo veloci e la frenata è potente. Ma siamo a terra.

Applauso liberatorio: riprendiamo a respirare.

Il pilota ci annuncia che, per il forte vento, ha dovuto prendere la pista al contrario. Nuovo applauso.

Scopriamo che, la prima volta, l’aereo era giunto a soli venti metri sopra la superficie del mare.

Mi tuffo, poi, nell’acqua di Samos: è gelida, con lunghe onde, e la corrente spinge lontano da riva.

La cena è deliziosa, i camerieri cortesi ma senza fronzoli. Ci sono gatti ovunque. La serata è fresca e ventosa.

Sono atterrato in un nuovo mondo.

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Samos - giorno 2

MUSICHE BALCANICHE

Il secondo giorno nasce con il mio tentativo di trovare uno scooter a noleggio: non c’è nessuno oltre la vetrina del negozio, ma una vecchietta della casa accanto mi ha visto, e subito ha chiamato il numero del titolare e me lo ha passato. L’uomo viene a prendermi in auto, mi porta al paese vicino e lì noleggio uno scooter quasi nuovo a 15€/giorno.

In una spiaggia vicina, ombrelloni e lettini sono gratuiti, purché si consumi qualcosa al bar.

La sera, dal balcone del mio alloggio, sento cantare: è un trio di due chitarre e voce. Fanno musiche popolari greche, con grande maestria.  Iniziano alle 20:30 e il loro repertorio sembra illimitato. Verso le 23:30 inizio a pensare che potrebbero lasciarmi dormire, ma mi sbaglio: inossidabili, non perdono un colpo! Devono avere ereditato la tenacia degli Achei che assediavano Troia e la perseveranza di Ulisse. Alle 00:30 finisco il mio ultimo Ouzo dalla mia loggia, ma loro proseguono imperterriti,  con pause minime. Sospetto che abbiano un catetere a testa.

Alle 01:20 si tacitano, osannati dal pubblico residuo, e senza manifestare cenni di cedimento.

L’indomani, una signora del posto mi dice che di solito finiscono alle 3, ma non devo preoccuparmi, perché venerdì si replica!

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Samos - giorno 3

ACQUA

Acqua di mare, quasi sempre agitata e fredda.

Acqua di fiume,  con cascatelle impervie.

Acqua fresca offerta ovunque. Ti siedi a un tavolo, e mentre pensi a cosa ordinare già ti arriva un bicchiere colmo di acqua ghiacciata, spesso una bottiglia intera. Gratis. Ma questi greci ti possono offrire anche un piattino di anguria, o un dolcetto a fine pasto. L’importante è farti stare bene. La loro cordialità spontanea e un po’ ruvida ti conquista. Ti senti un ospite, non un turista sprovveduto da spennare.

E quando ti dicono: “see you next time”, speri di tornarci, in questa o in qualche altra affascinante isola greca, e presto.

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Samos - giorno 4

PARADISE IS HERE

Così dicono i gestori di una piccola spiaggia del sud chiamata “Pappa Beach”. Il luogo, in effetti, è delizioso: la baietta con acqua limpida e (come sempre) fresca e ondosa, da cui si vede la vicina Turchia; il bar abbarbicato sulla baia, una ventina di scalini che portano a una vista spettacolare; e infine loro, i simpatici ragazzi che hanno costruito questo posto dal nulla, senza deturpare la natura ma rendendola, anzi, accessibile a noi turisti (perlopiù tedeschi).

Il cuoco mi viene incontro tutto allegro, porgendomi la mano a pugno chiuso, salutandomi: buongiorno capitano!

La cameriera, dopo aver pagato un conto per nulla esoso, mi regala una bottiglietta d’acqua: anche qui, amano mantenere i turisti beh idratati, così poi è più probabile che ritornino.

Davvero, un piccolo paradiso.

Emanuele Zeffiro

(Continua…la prossima settimana, n.d.r.)